giovedì 31 maggio 2012

La MERAVIGLIOSA SOLITUDINE delle "Scalette"

...le ho viste lì, meravigliosamente SOLE e delicatamente ASSOLATE, nell'ora piu intima e famigliare della giornata. Quella in cui persino i papà rientrano a casa e le mamme sono ormai in abbigliamento "da divano".
Tre scalinate affiancate, ornamentale accesso alla zona in assoluto piu amata dai castellesi, piu volte ripulite e restaurate nel corso delle stagioni elettorali, ma in fondo sempre loro, sempre lì, da tanto...da SEMPRE, in pratica, per me e per altri.
E dal mio punto di osservazione (l'arco del comune, per essere chiari!) hanno suscitato un'emozione davvero indicibile, tanto era carica di di affetto e ricordi.
Le scalette...hanno visto amici e amori andare e venire nel corso delle estati castellesi, hanno storie e storie e storie da conservare, da custodire (hanno in pratica quello che nei tempi antichi si chiamava il bagaglio della nostra cultura orale di castellesi)...per poi restituirle magicamente, all'improvviso, una sera al tramonto al passante occasionale (che sarei io).
Per una che, come me, viveva altrove, le scalette significavano "vacanza", perchè per una come me, che viveva altrove, la vacanza era a Castello, con i nonni (lA nonnA nel mio caso), praticamente da giugno a settembre (con qualche pausa "mare" da condividere con in genitori per la più breve villeggiatura di luglio).
Io poi, all'epoca della mia adolescenza (che è il PIENO BOOM della frequenza sulle scalette, un po' per tutte le generazioni) vivevo in una posizione privilegiata: il vicolo dietro la chiesa (quello della gemma, dell'anna, dell'armida, della flora e...della vincenza). Sicchè quando uscivo, nelle ore più fresche o più calde della giornata (è chiaro che io a castello praticamente VIVEVO alle scalette, in casa si stava solo quella mezz'ora scarsa a pranzo e a cena e poi...VIA! verso la libertà solo "sognata" nei lunghi mesi di vita ordinaria a Roma)...si diceva dunque, quando uscivo, qualsiasi ora fosse, attraversavo la piazza del monumento, imboccavo l'arco e già intravedevo chi sarebbe stato il mio compagno del primo ghiacciolo del pomeriggio.
Difficile dire CHI di preciso avrei trovato, ma DI SICURO ci sarebbero state loro, le amiche fedeli e custodi della nostra gioventù ad aspettarmi, le scalette.
Le scalette sono sempre lì, ingresso del prato, metafora d'ingresso al mondo della giovinezza, a quel mondo VERAMENTE puro e incantato, da me tanto e tanto studiato nei miei amati libri e che solo oggi, che da me si sta un po' allontanando, solo oggi dopo la scomparsa della mia amata nonna, capisco che anche per me è un tempo concluso. Ora è tempo di altro, di impegno, di preparazione di un mondo decente per i miei figli, ora non si scherza più, c'è da fare sul serio, se si vuole avere ancora una speranza di felicità futura.
Ma loro, le scalette, lo sapevano già: quanti ne hanno visti di pischelli e ragazzine che crescono, se ne vanno, tornano con barba o pancione e guardano, si soffermano, osservano silenziosi, se per caso ancora si intraveda l'ombra di un qualche ragazzino coi pantaloni corti e le ginocchia sbucciate...e cercano con tutto il cuore se per caso il vento da Paglia riporti su, in una sera al tramonto, quelle grida di gioia e di vacanza che sembrava durare così tanto...e che invece è scomparsa in un soffio.

5 commenti:

  1. Chiara.. meravigliosa descrizione di pensieri intramontabili...in ogni parola ho ritrovato un pezzo di vita...i tuoi ricordi si ergono ad archetipo collettivo...questo per me vuol dire aver condiviso attimi eternamente importanti..che il nostro vento da Paglia rievocherà sempre...grazie dal cuore...Anita

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  2. Le Scalette. Tre. Uguali ma anche diverse. Divise. Gruppi diversi per età si sono seduti contemporaneamente sulle scalette. Capitava di vedere quelli più grandi e sentire i loro discorsi. Pensavi un giorno di imitarli. Sognavi di crescere così velocemente per raggiungerli. Poi gli strilli e i giochi dei ragazzi più piccoli ti richiamavano alla realtà. Ti ricordavano che fino a poco tempo fa eri come loro mentre tu stavi sognando di diventare grande.
    E poi gli scontri, gli affetti gli amori. Nati e sfioriti a volte in una stagione. Durati a volte solo qualche settimana. Ma tutto sulle scalette, sotto i tigli. Prima o dopo che un temporale estivo ti faceva scappare a ripararti sotto il tunnel del comune.
    Salirle di corsa quelle scalette, scenderle saltando o con la bicicletta, prima, col motorino a volte. La tua sfida. Il modo di misurarti con loro. Ricordi, aspettative, sogni, speranze.
    Su quelle scalette c’è scritto tutto. La vita di Castello. La vita di chi li ha potute vivere.
    Chissà come è che hanno avuto lo stesso sapore per tutte le generazioni.

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  3. anna laura ceccantonigiovedì, 31 maggio, 2012

    volevo farti i complimenti per questo blog,geniale per chi come noi ama castello e condivide i ricordi d'infanzia e adolescenza.le scalette poi erano il nostro punto d'incontro.bravissima!!!!

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  4. grazie a tutti per la partecipazione e l'affetto...verso le scalette!!!!

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  5. Avere un simbolo comune, così pieno di significati e di sensazioni è una cosa di cui essere veramente grati.
    Le scalette hanno significato tanto per me.
    Un periodo di vita che porterò dentro per sempre.
    Forse il periodo più difficile fino ad ora, un'adolescenza alla ricerca di certezze, di se stessi, di approvazione, di coraggio, di amore, di consolazione, di speranza.
    E tutto era lì, tutto nella quotidianità di un incontro pomeridiano o serale su quelle scalette....!
    La semplicità di saperci essere, l'uno per l'altro, senza i troppi ragionamenti dell'età adulta.
    Per dirla con le parole di una canzone a me tanto tanto cara, le scalette rappresentano " gli anni del...tranquillo, siamo qui noi!"....!!!!!!

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